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Durante la mia prima gravidanza come molte mamme mi sono posta la domanda se donare il cordone ombelicale del mio piccolo o farlo crioconservare all’estero in una banca privata. Fino a poco più di un anno fa lavoravo in un centro di ricerca, dove le cellule staminali vengono utilizzate per studiare possibili cure per determinate patologie neuromuscolari infantili e adulte. Non lavoravo direttamente con le staminali ematopoietiche e poi, quando si tratta dei propri figli, vogliamo tutte avere dei consigli e cercare di non lasciare niente al caso. Così verso la fine della gravidanza ho affrontato l’argomento, se donare o conservare privatamente il cordone ombelicale, non so più con quanti colleghi, a partire dal mio capo di allora, che come sempre si era mostrata molto disponibile e si era ulteriormente informata con alcuni specialisti del settore. La mia scelta personale sia per Giugiù, che due anni dopo per Patata, è stata di donare il cordone ombelicale ad una banca pubblica.

 

Nel nostro paese, una mamma che partorisce e vuole conservare le cellule staminali ematopoietiche presenti nel cordone ombelicale, ha tre possibilità di scelta:

la donazione eterologa alla collettività presso una struttura pubblica;

la conservazione autologa, per uso personale, consiste in una raccolta a pagamento e conservazione all’estero ( in Italia non è possibile) delle cellule staminali;

la donazione destinata, ossia la possibilità di destinare le staminali ottenute dal cordone a un consanguineo, per quelle famiglie ad alto rischio di malattie ereditarie (come le famiglie colpite da gravi forme di talassemia) o che hanno già un bambino malato. In questo caso la legge prevede la conservazione in Italia del cordone ombelicale a scopo dedicato, senza alcun costo per le famiglie.

 

Per curare quali patologie possono essere utilizzate le cellule staminali ematopoietiche prelevate da cordone ombelicale?

Dalle cellule staminali del cordone si possono far differenziare (in coltura) le cellule del sangue quali globuli rossi, globuli bianchi, piastrine e, almeno in teoria, ogni tessuto del nostro corpo. Attualmente sono utilizzate per curare diverse malattie, leucemie, linfomi, anemie (talassemia, anemia falciforme), immunodeficienze e alcune malattie metaboliche.

 

Come viene effettuato il prelievo?

Il sangue del cordone ombelicale, contenente le cellule staminali ematopoietiche, viene raccolto eseguendo un piccolo forellino nel cordone ombelicale (dopo che è stato tagliato). Dal prelievo si raccolgono circa 100 millilitri di sangue cordonale. Nelle banche pubbliche una volta raccolto, il campione viene inviato presso la banca, dove viene valutato (è sottoposto ad una serie di controlli specifici per verificarne l’idoneità alla conservazione, a partire dalla quantità di sangue raccolto) e, se idoneo, congelato dopo aver definito le caratteristiche immunologiche per determinare la compatibilità donatore-ricevente.

 

Qual è la situazione, ad oggi, circa i trapianti con cellule staminali ematopoietiche?

Guardiamo la situazione in pratica. Se un bambino sviluppa una delle patologie per le quali ad oggi si utilizzano le staminali ematopoietiche, non potrà utilizzare le sue stesse cellule cordonali staminali per il trapianto, in quanto il difetto genetico, causa della malattia, sarà presente nelle sue staminali ematopoietiche stesse. Seconda possibilità, un bambino sano di cui è stato conservato il cordone, ha un fratellino affetto da una delle patologie che abbiamo detto. In questa circostanza le staminali ematopoietiche sane conservate potrebbero essere utili per il trapianto (la possibilità che i due fratelli siano compatibili è molto alta), ma se in famiglia non vi sono precedenti casi di leucemie o altre malattie genetiche, nel qual caso in Italia è permessa  per legge la donazione dedicata, la probabilità che una situazione come questa si verifichi, è veramente bassissima.

In Italia sono state stanziati negli ultimi dieci anni una grossa quantità di fondi, che hanno permesso di sviluppare una rete di 18 banche pubbliche per la raccolta e la crioconservazione del sangue del cordone ombelicale. In tutto il modo vi sono 50 banche, per un totale di campioni conservati pari a 500 mila unità. Secondo gli esperti del settore, se tale quantità raddoppiasse o ancor meglio triplicasse, se avessimo cioè un minimo di un milione di unità di sangue cordonale conservato a livello mondiale, sarebbe possibile garantire ai pazienti una probabilità molto alta, dell’ordine dell’80%, di trovare una donazione compatibile in caso di malattia.

 

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Come funzionano le banche pubbliche?

Le banche pubbliche sono strutture che mettono a disposizione di tutti i campioni ricevuti. Il sangue raccolto in sala parto raggiunge la banca e una volta analizzato e  ritenuto idoneo, è reso disponibile per tutti. Un possibile problema da affrontare se decidete di donare il cordone del vostro bambino è che la raccolta non viene effettuata in tutti gli ospedali, ecco un link per individuare i centri dove è possibile donare GUARDA QUI.

 

Come funzionano le banche private?

In questi centri è possibile conservare il sangue cordonale del proprio figlio a pagamento (si paga in genere circa  2000-3000 euro), ipotizzando che in un futuro possano essere messi a punto trapianti autologhi per curarsi con le proprie cellule staminali ematopoietiche. Questa, ad oggi, è solo un’ipotesi, peraltro non particolarmente condivisa dai grandi esperti del settore.

 

Personalmente ho preferito la donazione rispetto alla conservazione nelle banche private per diversi motivi. Se tutti doniamo il cordone dei nostri bambini la probabilità che uno di noi, in caso di malattia, riesca a trovare un campione compatibile diventerà sempre maggiore. Inoltre con le conoscenze e i protocolli di trapianto attuali non ritenevo di incrementare la sicurezza per la salute dei miei figli con la conservazione del cordone in una banca privata. La ricerca sulle cellule staminali, inoltre, sta raggiungendo negli ultimi anni tanti risultati promettenti, come ad esempio il potere ottenere cellule staminali dalla riprogrammazione di fibroblasti adulti, ottenuti da una semplice biopsia cutanea, una fonte etica e facilmente disponibile. Devo dire che mi sono infastidita ed ho, di conseguenza, perso fiducia, leggendo i messaggi pubblicitari e le molte informazioni parziali o inesatte che avevo trovato su diversi siti di banche private. Il messaggio era, che conservando il cordone del proprio bambino, lo avremmo tutelato da ogni malattia. Certo era pubblicità ma pubblicità in un ambito estremamente delicato e che deve richiedere chiarezza e correttezza da parte di chi se ne occupa. A questo proposito segnalo un articolo di Wired.it, riguardante il  fatto che l’Antitrust contesti a sei banche private estere per la conservazione del sangue cordonale, di fare pubblicità ingannevole.

 

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