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Nel fine settimana sono finalmente riuscita a leggere (ci provavo da alcuni giorni) l’articolo uscito sulla rivista Internazionale del 12-18 aprile, dal titolo Generazione touchscreen di Hanna Rosin. Si tratta di un articolo interessante e equilibrato (che consiglio di leggere) sulla nuova generazione di bambini, che iniziano ad utilizzare i tablet e le app fin dalla più tenera età.

Come quasi tutti i genitori mi pongo sempre la domanda se le cose che scelgo per i miei figli siano giuste oppure no e quindi vedendo la copertina dell’Internazionale con un bebè che utilizza un Iphone e il titolo: “Bambini digitali Passano sempre più tempo con tablet e app Quali sono le conseguenze sul loro sviluppo? ” Ho immediatamente acquistato la rivista. Il mio bambino  più grande Giugiù, che ora ha quattro anni e mezzo, utilizza da almeno due anni il mio Ipad e la mia piccola, che ha appena compiuto due anni, comincia, vedendo il fratello che lo utilizza, a mostrare interesse.

Hanna Rosin descrive perfettamente, a parer mio, la nevrosi di noi genitori, scrive: ” Da una parte (i genitori) vogliono che i figli si muovano con sicurezza nel mare digitale in cui dovranno navigare tutta la vita, dall’altra temono che un uso eccessivo dei prodotti in età troppo precoce possa danneggiarli. Così finiscono per considerare i tablet degli strumenti di precisione chirurgica, dei congegni che possono fare miracoli per il quoziente di intelligenza dei bambini, ma solo se usati a piccole dosi. Altrimenti il piccolo potrebbe diventare una di quelle creature pallide e tristi che non hanno il coraggio di guardare in faccia nessuno e sono fidanzate con un avatar.”

Il termine “nativi digitali” è stato coniato nel 2001 da Marc Prensky, esperto di istruzione e tecnologia, per descrivere la prima vera generazione nata e cresciuta a stretto contatto con portatili, videogame e altri congegni elettronici. Con l’avvento dell’Ipad, nel 2010, il termine ha sicuramente assunto nuove connotazioni. Il touchscreen è la vera rivoluzione, segue la stessa logica del bambino, il piccolo tocca con le dita lo schermo e succede qualcosa, dipinge, si formano delle bolle, sposta una lettera, il pesce salta etc, non c’è più bisogno dell’intervento o dell’insegnamento del genitore. Giugiù ha imparato ad utilizzare l’Ipad da solo (a poco più di due anni), stupendo spesso il papà e me e la mia piccolina, comincia ad essere interessata e a capire come funzionano o che tipo di interazione avere nei vari giochi.

Un po’ come è stato all’inizio per la televisione,  c’è il timore che, l’utilizzo fin da piccoli di congegni elettronici quali Ipad e tablet vari, possa creare dei problemi sullo sviluppo neurologico dei bambini.

Per quanto riguarda la televisione, ad esempio, da numerosi studi riguardanti lo stato fisiologico di un telespettatore davanti la TV è emerso che, a differenza di quello che molti credevano (molti esperti, qualche anno fa, paragonavano guardare la TV a fissare il vuoto), è molto simile allo stato di una persona che sta leggendo un libro, siamo tranquilli concentrati e mentalmente attivi. Per quanto riguarda l’Ipad e i tablet hanno poco più di tre anni di vita e non c’è stato il tempo materiale forse neanche per iniziare uno studio specifico.

A partire dagli anni ottanta i creatori di programmi televisivi hanno individuato alcune tecniche per tenere viva l’attenzione dei bambini (tenere i bambini mentalmente attivi) che guardavano un cartone, storie lineari, linguaggio semplice e ripetitivo. Importante soprattutto per il livello di attenzione dei più piccoli, è stata l’introduzione della pausa. Il protagonista del cartone mette quattro fragole in un cesto, chiede al bambino di contarle, fa una pausa (spesso il bambino risponde come è chiamato a fare, la pausa gli fa pensare che il protagonista attenda la sua risposta) e successivamente dice il numero delle fragole. “L’interazione diretta” si è ulteriormente evoluta pensando ai bambini più piccoli (anche al di sotto dei due anni di età), spiegazioni sempre più ampie e dettagliate su ciò che il bambino spettatore è chiamato a fare, contare dei frutti, dire il pulsante mancante di una sequenza di pulsanti: rosso, verde, giallo, rosso, verde, giallo, rosso, ……, giallo. Che pulsante manca?

Fino ad arrivare ad oggi, all’Ipad. Pensate alla serie Talking delle app, simpatici personaggi che ripetono ciò che il bambino dice, tante altre attività che in base al personaggio comprendono, ridere se il bambino solletica il personaggio, prendere il ciuccio, bere il latte, gonfiare un palloncino, bere un bicchiere di acqua, lavarsi i denti e tantissime altre a seconda dell’immagine che il piccolo tocca sullo schermo, ciuccio, tazza di latte, palloncino etc.  Si ha una interazione immediata che cattura l’attenzione del bambino (sono sicuramente mentalmente attivi). A mio figlio piacciono molto i giochi della Toca Boca, che io trovo divertenti e simpatici, a volte geniali, non ho l’impressione che lo rendano asociale o alienato, capita che voglia far vedere qualche funzionalità ai suoi amichetti e li sento ridere tutti insieme. C’è il Toca tea party, l’Ipad ha la funzione di un tavolo, si sceglie la tovaglia, i piatti, le tazze, i dolci, si serve il tè, se non si sta attenti si corre il rischio di versarlo di fuori e sporcare la tovaglia, si mangiano i dolci. Un vero e proprio party.  Toca hair salon, lo scopo è tagliare i capelli a creature strane e colorate, tingerli, allungarli, è carino e il potente fon che deforma i volti è una bella trovata. Toca Kitchen, si deve scegliere quale personaggio pranza,  il tipo di cibo da preparare, se cuocerlo, come e per quanto tempo, se tagliarlo, centrifugarlo e quando è pronto il protagonista finalmente mangia contento. Toca doctor (forse il mio preferito), il dottore individua una serie di malanni del paziente, il bambino tocca il ginocchio del personaggio, dove un simbolo tipo target/obiettivo indica il malanno, si apre una immagine del ginocchio con qualche sgraffio, il bambino applica i cerotti e il protagonista guarisce. Il malcapitato ha anche male ai denti dove degli esserini tipo batteri stanno giocando felici, il bambino pulisce i dentini facendo scoppiare tutti i batteri e il protagonista è di nuovo felice etc etc. Infine ci sono le app educative in senso classico, che hanno lo scopo di insegnare l’alfabeto, a contare, la logica di base o a scrivere. Molte sono ben fatte, se il bambino tocca il numero giusto o scrive la parola in modo corretto (tutto è colorato e invogliante, una voce dice al bambino cosa deve fare, spesso si ha un sottofondo musicale) riceve in premio la possibilità di giocare, disegnare stelline o scoppiare bolle o qualche cosa per lui divertente da fare con le dita.

Da parte mia penso sia sbagliato vivere il tempo dedicato ai tablet come tempo sottratto al rapporto genitori-figli, nell’arco della giornata c’è il tempo per andare a scuola, giocare e per stare con mamma e papà. Gli esperti affermano che passare troppo tempo ai videogiochi può diventare un problema ma solo in una minima percentuale dei casi (stiamo parlando di casi estremi) si può parlare di vera dipendenza. Sta a noi genitori capire se abbiamo un bambino incline alla dipendenza, sarà compito nostro, in tal caso, dare limiti e regole più rigidi. La scrittrice Lisa Guernsey, nel suo libro Screen time, suggerisce di valutare, caso per caso, questi tre elementi : il contenuto, pensate che il contenuto sia appropriato? Si trovano molte migliaia di applicazioni on line per bambini, sta a noi genitori scegliere le più divertenti e adatte ai nostri piccoli. Il contesto, il tempo che il bambino passa davanti allo schermo è una percentuale bassa rispetto al tempo che passa con voi o interagendo col mondo reale? Il tipo di bambino, l’autrice consiglia di basare regole e limiti basandosi sulle risposte a questo tipo di domande, valutate anche in base al tipo di bambino in questione.

A mio figlio Giugiù, ad esempio, piace molto giocare con l’Ipad ma come per qualsiasi gioco dopo un po’ si annoia e passa ad altro, non vedo dipendenza, finchè si diverte lo fa, poi cambia. Per quanto riguarda la piccolina non saprei dire, vedremo più avanti.

Come accade spesso penso che quello che conta sia l’equilibrio, considerare la televisione o l’Ipad una specie di baby sitter per quando siamo stanchi o abbiamo altro da fare è sicuramente sbagliato ma lasciare guardare ai bambini mezzora/un’ora di TV prima di cena, magari scegliendo un cartone simpatico e/o settandolo in lingua inglese o lasciarli giocare con l’Ipad con un app divertente e simpatica, mentre noi cuciniamo,  mi sembra assolutamente ragionevole.

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