La Quarta malattia è nota anche come Scarlattinetta, dal momento che il quadro clinico è più lieve ma simile a quello della Scarlattina. E’ nota anche come morbo di Dukes, dal nome del medico che nel 1900 per primo la descrisse .
Molti specialisti non considerano la Quarta malattia un ulteriore malattia ma piuttosto una variante in forma lieve della Scarlattina.
– Da cosa è provocata?
La causa principale della Quarta malattia non è tuttora identificata con certezza. Secondo la teoria più accreditata sembra che il principale responsabile sia un batterio della famiglia degli streptococchi di tipo A beta emolitico. Tale teoria è anche confermata dalla notevole contagiosità nelle scuole materne, luoghi dove la diffusione del batterio viene facilitata dai tipici comportamenti infantili.
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– Come avviene il contagio?
La Quarta malattia si contrae per contatto indiretto o diretto attraverso la saliva o il muco emesse dal paziente starnutendo, tossendo o semplicemente respirando o parlando. Il paziente è contagioso dall’ incubazione e fino alla comparsa dell’esantema. L’incubazione è di una settimana/dieci giorni.
– Come si manifesta?
La Scarlattinetta si presenta all’inizio con mal di testa, sonnolenza, febbre lieve e inappetenza. In un secondo tempo i sintomi progrediscono in febbre, mal di gola e ingrossamento dei linfonodi latero-cervicali. A questi sintomi segue l’esantema, di modesta entità e durata. E’ caratterizzato da puntini rossastri tanto ravvicinati da formare delle chiazze. Le zone anatomiche maggiormente colpite sono i glutei, l’inguine ed il volto. L’eruzione scompare senza lasciare segni o cicatrici nel giro di 4-5 giorni, lasciando la pelle leggermente desquamata. La Quarta malattia è quindi una malattia di lieve entità e le complicazioni sono molto improbabili. Se contratta durante la gravidanza difficilmente comporta gravi conseguenze. Frequenti d’altra parte sono le forme asintomatiche, prive cioè dei sintomi tipici della malattia stessa.
– Come si cura?
La diagnosi di Quarta malattia si ottiene mediante un semplice esame obiettivo. Al fine di confermarla può essere necessario un tampone faringeo che identifichi inequivocabilmente il batterio responsabile. Oltre ad una terapia di supporto (solo se necessaria), costituita da antipiretici e antidolorifici (paracetamolo), viene affiancata, solo su prescrizione medica, la terapia antibiotica da protrarre per dieci giorni.
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