Ricordo quando incinta del mio primo figlio la mia ginecologa mi prescrisse il tampone vaginale e rettale. Devo dire che a parte una certa ansia e un po’ di imbarazzo nell’effettuare il tampone rettale tutto si risolse in pochi minuti e un minimo di fastidio.
Il ginecologo consiglia alla gestante di effettuare il tampone vaginale e rettale fra la fra la 34a e la 37a settimana di gestazione. Questo esame serve per evidenziare l’eventuale presenza dello Streptococco beta-emolitico di gruppo B, un batterio potenzialmente pericoloso per il neonato al momento del parto.
Che cosa è il tampone vaginale e rettale?
La maggior parte dei ginecologi prescrive a fine gravidanza, in genere fra la 34a e la 37a settimana, l’esame del tampone vaginale e rettale. Si ricerca soprattutto la presenza di un batterio, lo streptococco ß-emolitico di gruppo B.
Si tratta di un batterio spesso asintomatico, innocuo per la mamma e il feto, che fa parte della flora batterica vaginale saprofita, ossia non aggressiva, e proviene in genere dall’intestino. Se presente nella vagina o nel retto potrebbe infettare il bambino durante il parto, causando infezioni neonatali, che seppur in rari casi, possono essere anche molto gravi.
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Come si esegue il tampone vaginale e rettale?
Il prelievo è un esame indolore, può provocare al massimo un po’ di fastidio, si effettua durante una normale visita ginecologica, prelevando dei campioni di secreti vaginali e rettali per mezzo di sottili bastoncini simili ad un cotton fioc.
E se il tampone risulta positivo?
Tale esame è solitamente accompagnato anche da un’urinocultura, per valutare la presenza di infezioni anche a livello delle vie urinarie. Se il tampone è positivo e l’urinocoltura è negativa, non è necessario seguire nessuna terapia durante la gravidanza. Come già detto tale batterio è innocuo sia per la mamma che per il feto. Sarà invece necessario effettuare la profilassi antibiotica (terapia antibiotica per via endovenosa) durante il travaglio. Se sia il tampone che l’urinocoltura risultano positivi allora è probabile che il ginecologo prescriva una terapia antibiotica per bocca per sette giorni (soprattutto se la carica batterica è elevata) per evitare il rischio di infezioni alle vie urinarie, che potrebbero causare un parto prematuro. Al momento del travaglio la mamma dovrà comunque effettuare la terapia antibiotica per via endovenosa. Se la gravidanza va oltre termine è consigliabile ripetere il tampone. Dopo la nascita al piccolo verrà effettuato un tampone oro-faringeo per escludere definitivamente una possibile infezione dovuta allo Streptococco ß-emolitico di gruppo B, se positivo il neonato verrà sottoposto a terapia antibiotica.
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Quali sono i rischi dovuti alla presenza dello streptococco beta-emolitico di gruppo B a livello vaginale?
In una percentuale intorno al 30% delle mamme in dolce attesa è presente il batterio a livello vaginale o intestinale in maniera asintomatica. La trasmissione avviene prevalentemente al momento del travaglio e del parto. Secondo le statistiche nel 40-70% dei casi una donna portatrice del batterio lo trasmetterà al proprio piccolo. Di questi bambini solo una piccola percentuale, tra 1-3% svilupperà segni della malattia. In generale, un neonato ogni mille, viene colpito da Streptococco.
Gli effetti causati dal batterio possono essere estremamente variabili sia per gravità, bronchiti, broncopolmoniti, infezioni alle vie urinarie, al tratto digerente fino a infezioni generalizzate e meningite.
E in caso di parto cesareo?
In questo caso la profilassi antibiotica per via endovenosa non viene effettuata in quanto con il cesareo il bambino non passa evidentemente dal canale vaginale e non può esserci contaminazione. Qualora però avvenga la rottura del sacco amniotico le cose cambiano, potrebbe verificarsi la risalita di infezioni nell’utero. In questo caso viene effettuata la profilassi antibiotica anche con parto cesareo.
Il tampone non rientra tra gli esami gratuiti
Il tampone vaginale-rettale è un esame normalmente prescritto dai ginecologi e altamente consigliato dalle nuove Linee Guida sulla gravidanza fisiologica emanate dal Ministero della Salute ma ad oggi non rientra tra gli esami offerti gratuitamente dal Sistema Sanitario Nazionale.
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