Il periodo di convalescenza dopo una malattia sta diventando un lusso per i nostri bambini. Una volta sfebbrati tornano immediatamente a scuola e alle loro attività. Tutto ciò è dovuto sicuramente allo stile di vita della nostra società, se la mamma e il papà lavorano può essere complicato occuparsi dei nostri piccoli quando sono a casa malati o in convalescenza.
Per quanto riguarda l’importanza della convalescenza dobbiamo tener presente due punti importanti,
– la nostra responsabilità verso la comunità in cui viviamo, ossia far tornare il bambino a scuola solo quando non è più infettivo;
– l’importanza di dare il giusto tempo al bambino di riprendersi dopo una malattia, come un’influenza o una tonsillite, così che il bambino non rientrando in comunità troppo presto, con un sistema immunitario ancora debilitato dalla malattia, non corra il rischio di riammalarsi immediatamente.
La possibilità che un bambino affetto da una malattia di origine virale infetti i suoi compagni tornando troppo precocemente a scuola dopo la guarigione è in realtà quasi inesistente. Il contagio avviene prima del manifestarsi della malattia e non dopo, i virus, infatti, che causano le tipiche malattie dell’infanzia, esantematiche o meno, non sono già più trasmissibili alla fine della fase acuta, sintomatica, della malattia stessa e a meno che il genitore non mandi il bambino a scuola ancora malato non ci sono rischi. Fa eccezione la Sesta malattia, in questo caso il bambino è portatore per diverse settimane dopo la guarigione.
Per quanto riguarda le malattie di origine batterica anche in questo caso il problema quasi non sussiste in quanto il bambino non è più infettivo dopo 48-72 ore dall’inizio della somministrazione dell’antibiotico. Ci sono alcune eccezioni ma si tratta di un numero molto esiguo di malattie, come la Salmonellosi, per la quale il paziente rimane portatore sano per mesi dopo la guarigione.
In conclusione, a meno che un genitore non porti il bambino a scuola ancora malato, il problema del contagio per la comunità in presenza di una non adeguata convalescenza praticamente non esiste.
Veniamo al secondo punto, ossia la maggior fragilità del bambino appena uscito da una malattia nei confronti di virus e batteri con i quali sicuramente può entrare in contatto al suo rientro in comunità.
In particolar modo dopo le infezioni virali segue un periodo di depressione immunologica che facilita la ricorrenza di altre infezioni respiratorie nei periodi successivi. In alcuni bambini ciò è particolarmente evidente durante il primo anno di ingresso in comunità, sia che si tratti di asilo nido, sia che si tratti di scuola materna. Per l’intero anno scolastico il bambino non sta bene, ha il raffreddore o la tosse o la febbre….
Quando e se possibile per la famiglia, soprattutto in un caso come quello appena citato, sarebbe meglio permettere al bambino di riprendersi in modo adeguato dopo una malattia, prima di rientrare in comunità. Molti pediatri suggeriscono di tenere il bambino in convalescenza per un tempo paragonabile alla durata della fase acuta della malattia stessa.
Quando non possiamo tenere a casa il bambino è importante cercare comunque di farlo stare tranquillo e non farlo stancare troppo. Correre, saltare e agitarsi o stare fuori casa per dieci ore filate non è certo il modo migliore di rimettersi in forma.
Durante il periodo di convalescenza è importante inoltre far seguire al bambino una dieta nutriente ma leggera e digeribile così da non affaticare ulteriormente nella digestione l’organismo già impegnato a riprendersi dalla malattia (approfondisci).
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